1-0, palla al centro e si ricomincia. La Torres è nel bel mezzo di un ciclone ma non ha più nè salvagenti nè scialuppe sulle quali salire. «Fino a dicembre il mercato è chiuso - ha confermato il presidente Salvatore Sechi - e dunque dovremo andare avanti con i mezzi a disposizione cercando di non perdere altro terreno in classifica».
Una presa d'atto amara che fa più male della sconfitta - pur dolorosissima - rimediata domenica a Gavoi. Nelle parole del presidente c'è la consapevolezza di un mercato non all'altezza delle aspettative e di un obiettivo che si allontana, forse irrimediabilmente. «Abbiamo costruito la squadra per vincere il campionato - confessa il patron - ed eravamo convinti di aver messo insieme un bel gruppo. Il campo ci dice che le cose non stanno così e dobbiamo prenderne atto. Però io non mi arrendo. La stagione è ancora lunga e a dicembre arriveranno i rinforzi che servono. Abbiamo il dovere di batterci per il nome che portiamo e per la storia di una società che non merita queste figure». Poi un motto d'orgoglio. «Siamo in fondo alla classifica - conclude Sechi - ma siamo una società che ha un futuro, che ha un grande pubblico e che già da oggi, si è dotata di una struttura da club professionistico. Non c'è un'altra squadra in tutta l'Eccellenza che fornisce ai giocatori l'assistenza tecnica e logistica che garantisce la Torres. Sono convinto che ci riprenderemo e voglio provarci». Parole importanti perchè in questa fase il rischio di un disimpegno (anche solo mentale) non è da sottovalutare. Il presidente promette che non sarà così e non resta che crederci sperando che anche la squadra abbia una reazione di orgoglio a cominciare da domani, turno infrasettimanale di campionato, con la Torres che ospiterà il Samassi. La gara non è per nulla facile (la squadra campidanese è una delle favorite per il salto di categoria) ma i rossoblù non possono fare calcoli. L'obiettivo devono essere i tre punti da conquistare senza se e senza ma.
La Nuova Sardegna